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Coronavirus: peggiora (ulteriormente) la situazione per l'editoria. 23.200 titoli in meno

Le previsioni sull’anno si fanno ancora più fosche per il mondo del libro. Ben il 98% degli editori (era il 91% la scorsa settimana) ora valuta il danno come significativo o drammatico per l’intera filiera. È una percezione di “crisi profonda” quella che emerge dalla seconda rilevazione dell’Osservatorio dell’Associazione Italiana Editori (AIE) sull’impatto che il Covid-19 avrà quest’anno sull’intera editoria italiana.
Gli editori indicano che, su base annuale, saranno 23.200 i titoli in meno che verranno pubblicati per la drastica riorganizzazione dei piani editoriali (qualcosa come il 30% dell’intera produzione italiana; erano 18.600 la scorsa settimana). E che si traducono inevitabilmente in una riduzione delle copie stampate (49milioni in meno nel 2020), con effetti a cascata sulle varie articolazioni della filiera.
Alla percezione degli editori fanno da controcanto i dati del mercato e dei canali trade (librerie, online e grande distribuzione) con un -75% nel valore delle vendite nelle scorse settimane: “Questi dati parlano da soli - spiega il presidente di AIE, Ricardo Franco Levi -. Da più parti si levano appelli per sostenere la cultura. Non è casuale, l’allarme è evidente. Per questo chiediamo con forza al Governo e al Parlamento di intervenire: accendete un faro sul mondo del libro. Lo state perdendo”.
L’Osservatorio fotografa una crescita nell’uso degli ammortizzatori sociali da parte degli editori: al 30 marzo il 64% (era il 61% la scorsa settimana) dichiara di aver già avviato le procedure per la cassa integrazione o la sta programmando.

02/04/2020
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